Il settore delle industrie della cultura e della creatività conta, in provincia di Bologna, 9mila imprese e 23mila addetti, il 30% dell’intera Regione.
Si tratta di un settore già oggi caratterizzante l’identità di Bologna: dal patrimonio culturale ai sistemi museali e bibliotecari; dallo spettacolo dal vivo alle imprese multimediali; dall’intrattenimento alle attività culturali e artistiche fino ai servizi creativi e all’artigianato artistico.
Se sommiamo le imprese innovative high-tech raggiungiamo una massa critica di professionisti della cultura e della creatività sulla quale investire sia per il ritorno diretto sia per l’indotto, a due livelli. Da un lato, come “materia prima” del turismo culturale; dall’altro, come diffusore di soluzioni creative e di qualità alle imprese che non appartengono a questo settore. Bologna città creativa può essere qualche cosa di più di uno slogan se si raggiungono alcuni obiettivi.
Fare della cultura uno dei paradigmi centrali dello sviluppo della città. Creare le condizioni per mantenere e attirare talenti e per favorire la creazione di start up, anche attraverso un alleggerimento delle procedure amministrative e la presenza di capitali adeguati. Fare partecipare i cittadini a questo processo di ridefinizione dell’identità della città di cui devono essere parte attiva. Oggi si presentano problemi nuovi che non riescono a essere né definiti né affrontati con le procedure routinarie e gli strumenti di intervento convenzionali. Ecco perché l’ultima condizione è adottare un agire creativo -inteso quale alternativa al pensiero strumentale e problem solving innovativo- in tutti gli aspetti della vita amministrativa, sociale, politica, economica di Bologna.
E’ un cambiamento -in primo luogo culturale- radicale, coraggioso e adeguato a una visione di città europea.