La storia di questo nuovo secolo ha posto un paradigma inedito per la convivenza dei popoli e delle società: ogni azione di governo, materiale e immateriale, è efficace solo se è frutto di un processo di confronto istituzionale e sociale. Confronto che deve avvenire a tutti i livelli, da quello internazionale a quello locale.
Fino a che questo paradigma non entrerà nell’agire ordinario delle nazioni e delle istituzioni continueremo a vivere nello stato di incertezza e instabilità che sta caratterizzando questi primi anni del duemila.
Le incertezze sono riconducibili all’ampio spettro della cosiddetta “globalizzazione”, la quale impatta sulla società e sull’economia riducendo spesso gli spazi di manovra dei governi, cosicché le politiche locali sono sempre più vincolate a dinamiche “esterne” e sempre meno alle responsabilità “interne”.
L’instabilità è invece il risultato congiunto di tre principali fenomeni: la frammentazione politica (verticale e orizzontale), acutizzata da conflitti sempre più radicali che contribuiscono alla disgregazione delle componenti sociali; la volubilità dei flussi finanziari dentro a una crisi economica di portata eccezionale; l’inconsistenza dei bilanci degli Enti Locali, che impedisce un’affidabile programmazione dello sviluppo e del capitale sociale.
L’incertezza e l’instabilità che caratterizzano il nostro tempo si riflettono sulla pratica quotidiana dell’agire amministrativo, in modo intenso, inedito e in rapida evoluzione.
Il principale effetto prodotto dalla composizione di queste due forze (incertezza e instabilità), è la riduzione della concretezza delle politiche territoriali. E’ necessario quindi contribuire a restituire efficacia, credibilità e concretezza alle politiche locali e alle relative scelte di sviluppo ricorrendo anche a processi innovativi. E’ indispensabile che tutte le forze (istituzionali, sociali ed economiche) che compongono la nostra comunità, ritrovino la capacità di condividere gli obiettivi e le scelte strategiche per attuare il nostro “futuro metropolitano”.
Il Piano Strategico è la sede più opportuna per costruire questo processo.
La “costruzione del futuro” oggi deve diventare la priorità per la comunità metropolitana di Bologna. E per costruire il futuro, il Piano Strategico è uno degli strumenti più efficaci che possiamo mettere in campo, come dimostrano le esperienze di alcune tra le più importanti città europee ed italiane (Barcellona, Lione, Monaco di Baviera, Bilbao e in Italia Torino, La Spezia, Venezia, Trento).
Il nostro progetto è di rilanciare Bologna come realtà d’eccellenza internazionale nel lavoro e nel manifatturiero come nella cultura e nella creatività, nella qualità della vita come nel welfare. Una realtà che, partendo dalla propria dotazione di risorse intellettuali, naturali, professionali e imprenditoriali e dalla realizzazione di un sistema territoriale efficiente, competitivo e vivibile, sia capace di farsi motore della crescita assumendosi la responsabilità di capitale regionale, costruendo una intensa rete di relazioni internazionali.
E’ senza dubbio la dimensione internazionale quella verso la quale dobbiamo rivolgerci per migliorare la qualità della nostra vita e garantire lo sviluppo economico e sociale di Bologna. Bologna deve diventare un nodo principale della rete globale. Le istituzioni contribuiranno tessendo relazioni ufficiali con i principali territori europei e mondiali. La società imprenditoriale e civile contribuirà sapendo investire nelle relazioni economiche globali.
Con questo progetto intendiamo liberare, valorizzare e mettere all’opera la creatività, l’intelligenza e le energie della città presenti fra i cittadini, nelle diverse forme organizzate e nel mondo produttivo, attraverso politiche di partecipazione e cittadinanza attiva, basate sui principi di solidarietà, sussidiarietà e responsabilità sociale.
La costruzione di questo progetto è quindi una sfida che non soltanto rappresenta la linea lungo la quale dobbiamo tracciare il nostro sviluppo, ma allo stesso tempo si pone come la migliore risposta alla domanda di futuro che arriva da tutta la società bolognese.
Il Piano Strategico è un processo volontario e collegiale, di più soggetti pubblici e privati, teso alla condivisione e alla costruzione di una visione del futuro del nostro territorio, e mirato al suo posizionamento sulla scena regionale, nazionale e internazionale.
In esso trovano esplicitazione le differenti rappresentazioni dei problemi e delle priorità; si confrontano e trovano mediazione interessi e bisogni anche antagonisti; si mettono a punto gli obiettivi e le strategie necessarie; si definiscono i progetti possibili, le risorse potenzialmente utilizzabili e soprattutto si raccolgono le assunzioni di responsabilità dei diversi partner, pubblici e privati.
Il Piano strategico non è dunque uno strumento di pianificazione tradizionale o di sola programmazione, ma piuttosto:
Nel caso di Bologna, il Piano Strategico
Il Piano Strategico si focalizza sulla ricerca di una definizione condivisa di problemi e questioni critiche, per poi muovere alla ricerca di soluzioni partecipate e progettualità che sappiano, nel loro insieme, dar vita a una visione collettiva del nostro futuro.
È necessario quindi, fin d’ora, provare a definire quali siano gli ambiti su cui si ritiene di intervenire, per iniziare a indirizzare l'attenzione e il contributo di tutti i partner potenziali su alcuni ampi settori.
Immaginiamo quindi che il Piano Strategico dovrà operare negli ambiti di:
Rispetto a questi ambiti “verticali”, si pone poi trasversalmente il tema della
promozione dell’occupazione e la tutela del lavoro.
Naturalmente, per “decidere” davvero in modo armonico e congiunto e mettere a frutto la creatività e le energie della nostra comunità, è necessario che siano previste modalità di lavoro e di decisione che siano, allo stesso tempo, chiare, determinate e flessibili, capaci sia di favorire la collaborazione che di rispettare la autonomia e il diverso ruolo degli attori pubblici e privati.
Quindi, se come abbiamo detto il lavoro per la definizione del Piano Strategico consiste in un amplissimo processo collegiale, in un laboratorio avanzato di “democrazia partecipativa”, si ritiene che esso debba essere strutturato in un vero e proprio procedimento, regolato nelle sue modalità, nelle sue fasi e nei tempi; e ancora, pur nell’incertezza dell’esito a cui si giungerà, che a questo debba essere assegnato, preventivamente, un valore determinato, con effetti e impegni politicamente precisi.
Dalla approvazione di questo Manifesto si prevedono 4 fasi di lavoro
I Fase
Il Comitato Promotore, avvalendosi del Comitato Scientifico, stabilisce le regole per lo svolgimento della discussione in seno Forum Metropolitano e ai Tavoli di lavoro, determinando anche le relative modalità di esposizione dei risultati, proposta ed eventualmente di deliberazione.
Inoltre, il Comitato Promotore istruisce i temi scelti, definendo punti di forza e di debolezza, rischi e opportunità presenti. In base a questo lavoro "diagnostico”, il Comitato promotore, sempre con l'aiuto del Comitato Scientifico, elabora un primo Documento di Programma utile all'avvio del Forum Metropolitano.
II Fase
Il Forum metropolitano, anche attraverso le sue articolazioni in Tavoli di Lavoro, avvia la discussione e il confronto sui diversi temi in base al Documento di Programma elaborato dal Comitato Promotore. Il Forum, assistito dal Comitato Scientifico, procede alla elaborazione dei diversi Documenti di Programma e Progetto finalizzati allo svolgimento della fase successiva.
III Fase
Il Forum discute, integra e approva i Documenti di Programma e Progetto per ciascuno dei temi trattati. Il lavoro svolto sarà poi composto al fine di produrre la prima bozza di Piano Strategico Metropolitano.
IV Fase
Gli Enti componenti il Comitato promotore e tutti i soggetti che hanno preso parte al Forum approvano il PSM e lo recepiscono (con forme e modalità da definire) nei loro rispettivi ordinamenti.